È notizia recente che il governo italiano si sta attivando per il lancio di un fondo da 600 milioni di euro da parte di CDP, dedicato alle startup focalizzate sull’ A.I., con l’obiettivo di colmare il gap esistente con gli altri principali paesi europei.
Anche noi di Startup in Goal, attraverso i nostri partner, possiamo supportare la tua azienda. Abbiamo infatti individuato un panel di startups e growth companies, operanti nel settore high tech e nell’AI, con le quali interagire, per affinare potenziali operazioni di ingresso nel capitale.
Dunque, se lavori nell’ambito dell’higt tech e dell’AI contattaci subito. I nostri professionisti sono a tua disposizione per una valutazione che potrebbe rendere concreta la tua idea, grazie alle nostre competenze multidisciplinari e al possibile finanziamento del tuo progetto.
Approfondiamo e parliamo di intelligenza artificiale
COS’E’ L’ AI?
È un software che disegna processi cognitivi prossimi a quelli umani, attraverso una simulazione dell’apprendimento della conoscenza e tramite l’interattività.
Può anche configurarsi come il novero di varie tecnologie che consentono a un calcolatore o a un robot gestito dal medesimo di eseguire attività tradizionalmente associate a esseri senzienti (apprendimento, pianificazione, motricità, vista, raziocinio, apprendimento dall’esperienza passata), sia su basi autonome, sia in un rapporto di feedback con gli umani. È molto interessante la capacità che permette ai vari dispositivi associati, quali sensori, fotocamere, ecc., la percezione del proprio environment e di adattare le relative risposte e funzionalità operative, per risolvere problemi e conseguire un obiettivo dato. L’autonomia è una delle peculiarità più rilevanti, che si estrinseca nell’adattamento del comportamento operativo del sistema, attraverso la misura degli effetti ricavati da azioni passate.
Tra i sistemi oggi più conosciuti, si possono annoverare: ChatGPT (Open AI, senza dimenticare DALL-E, della stessa casa), Bard (Google, senza dimenticare il progetto più ampio LaMDA), Bing (Microsoft), Chat by Copy.ai, Notion AI.
Per quanto concerne altri progetti, in fase di implementazione, si possono citare: LLaMA (Meta), Antropic Claude.
IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO
L’Unione Europea individua tale fenomeno come assai significativo per il prossimo futuro, sia per le famiglie che per le imprese e va a normare l’ambito di riferimento (vedi “AI act”: https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2021/698792/EPRS_BRI(2021)698792_EN.pdf).
La UE distingue alcune tipologie di intelligenza artificiale, tra cui: a) i softwares (assistenti virtuali, imaging, riconoscimento vocale e facciale, motori di ricerca) e b) l’intelligenza artificiale embedded (IoT, veicoli a guida autonoma, droni e robot).
L’IMPATTO NEL QUOTIDIANO
L’utilizzo quotidiano delle applicazioni di A.I. è sempre più pervasivo ed efficace: dalla guida autonoma delle auto Tesla (auto tra loro connesse, in grado di condividere l’apprendimento relativo di ciascuna unità), agli assistenti vocali (Alexa, Siri, Google Home, ecc.), dall’associazione di auto e tariffe come nel caso di Lyft, Grab, Uber, Go-Jek, oppure determina il miglior feed sui social per i diversi utilizzatori.
Secondo l’Unione Europea, si fa riferimento a una vera e propria rivoluzione digitale, in cui prevalgono alcuni ambiti specifici:
L’IMPATTO SULL’ECONOMIA
Uno studio di Accenture, che riguarda dodici paesi avanzati, stima che entro il 2035 l’AI potrebbe raddoppiare i tassi di crescita economica mondiale annuale.
In particolare, la produttività del lavoro potrebbe incrementarsi fino al 40%.
Il maggior impatto sulla crescita economica dei paesi in esame potrebbe avvenire grazie a: potenziamento del lavoro e del capitale, automazione intelligente e trasferimento di know-how.
Un’altra ricerca, questa volta effettuata da Mckinsey, sempre nel 2023, stima una crescita attesa del PIL globale fino al 16% (ovvero 13 trilioni di dollari), entro la fine di questo decennio, a fronte di un’accelerazione nello sviluppo e utilizzo dell’IA.
Mckinsey svela come il potenziale economico dell’AI potrebbe raggiungere fino a 4,4 trilioni di dollari annui, a livello globale.
L’intelligenza artificiale può supportare l’automazione del lavoro in attività che, ad oggi, impiegano circa due terzi del tempo degli occupati.
Ciò è vero solo a fronte di una profonda trasformazione digitale delle imprese, con obiettivi di inclusività e sostenibilità nel lungo termine.
Un lavoro di PwC stabilisce che la Rivoluzione Digitale si baserà principalmente sui dati generati dall’Internet delle Cose (IoT), implementando i processi di automazione, standardizzazione personalizzazione dei prodotti e servizi. Ciò avverrà, in particolare, attraverso l’interazione uomo-macchina e attraverso l’incremento della produttività a breve termine.
Infine, proprio sul fronte della produttività, Goldman Sachs ha elaborato una ricerca denominata “Global economics analyst-The potentially large effect of artificial intelligence in economic growth”, dove si stima un incremento sostanziale del rendimento del mercato del lavoro nel prossimo decennio, comportando una crescita del GDP globale annuo pari al 7%, per circa 7 trilioni di dollari U.S.A.
L’intelligenza artificiale avrà un impatto disruptive sul mercato dell’occupazione, sostituendo fino a circa il 25% degli attuali posti di lavoro. Per U.S.A. ed Europa, lo sviluppo della produttività potrebbe incrementarsi fino all’11% nel prossimo decennio.
Nello stesso orizzonte temporale, due posti di lavoro su tre verranno impattati dall’automazione, mentre l’AI potrebbe ridurre l’attuale occupazione del 25% nello stesso periodo considerato.
Tuttavia, si stima che si manifesterà un effetto compensativo, grazie alla nascita di nuove figure occupazionali. In particolare, considerando gli effetti per aree geografiche, l’automazione impatterà nei settori dell’amministrazione e nell’area legale, con tassi di sostituzione inferiori nelle manutenzioni e nell’edilizia.
Pertanto, a livello mondiale, l’automazione potrebbe inerire al 18% dei posti di lavoro, con dati variabili dal 15% al 35%, secondo le aree geografiche.
Nel campo industriale, gran parte dei posti di lavoro riceverà l’impatto dell’AI, senza generare, tuttavia, una completa sostituzione. In conclusione, lo studio stima che circa il 7% degli occupati verrà estromesso dal mercato del lavoro, con limitati effetti negativi per i restanti, mentre per la maggior parte si assisterà ad un incremento dei rendimenti.
Goldman ipotizza la crescita complessiva della produttività del lavoro per circa 150 punti base annui per il prossimo decennio, così come accaduto per le precedenti rivoluzioni tecnologiche della storia.
ETICA
Un tema etico rilevante, che emerge dall’introduzione delle applicazioni e dagli effetti dell’AI, è l’aumento delle disuguaglianze.
Lo Stockholm Environment Institute prevede un incremento del gap all’interno tra i vari paesi e all’interno dei medesimi, evidenziando questioni di fondo assai delicate, relative alla governabilità del fenomeno e alla capacità di adeguare opportune politiche globali e locali per affrontare la nuova rivoluzione industriale. Tra gli effetti dei divari, possono annoverarsi un accesso limitato ai dati, differenti opportunità economiche, pregiudizi, limitazioni all’apprendimento. In occidente, ampio è il dibattito in termini legali.
Una mancata o limitata regolamentazione di un fenomeno, così rapido ed integrato a livello globale, può esporre paesi a basso e medio reddito, dotati di istituzioni più deboli, a maggiori effetti di vulnerabilità.
Al di là dall’evocare principi di nuovi fenomeni (es. Transumanesimo, dove l’interazione uomo-macchina porta i due soggetti a confondersi in un futuro distopico, avversato dagli oppositori di progetti di ricerca del tipo Neuralink di Elon Musk), ciò che è certo è che l’AI, di base, è un simulatore delle conversazioni umane, che favorisce gli utenti nell’interazione con i vari devices, come se stessero comunicando con una persona reale.
Come si evince, ciò impatta su vari ambiti dell’esistenza, dall’istruzione, al lavoro, alle pubbliche amministrazioni, alla medicina, alle aziende private, alla comunicazione. Alcune istituzioni propongono un modello di etica sull’uso dell’AI basato su principi trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, sicurezza, privacy.
Tra le proposte, anche quella per un’Autorità garante dedicata a tale fenomeno, che dovrebbe essere privilegiata nella gestione della complessità e nella sostituzione di lavori usuranti e pericolosi per l’uomo.